Ecco il nuovo intervento di Antropozoa su GenitoriMagazine.it. Si parla di come bambini e animali vengono utilizzati sempre più spesso come promoter per pubblicizzare i prodotti più disparati. Che ne pensate?

 

Cuccioli da spot

Avete notato come sta cambiando la pubblicità? E’ sempre più emotiva, meno descrittiva dei prodotti e più di impatto emozionale sul pubblico. Scopo? Vendere il proprio prodotto
Ma c’è un fattore che personalmente ci  suscita da molto tempo una costante riflessione: l’uso  incondizionato all’interno degli spot di bambini e di animali.
Basta fare zapping sui numerosi canali digitali che la televisione ci offre o sfogliare una qualsiasi rivista generalista per imbattersi in campagne pubblicitarie di qualsiasi genere e prodotto in cui i bambini sono utilizzati come promoter d’eccezione. Si va dai pannolini e i prodotti per la cura dei più piccini ai vestitini, giochi e prodotti per la scuola, in cui sono protagonisti con ragione d’essere tali. Ma ci sono anche spot in cui i piccoli c’entrano poco o niente, come prodotti alimentari e bibite (spesso di dubbia qualità nutritiva), automobili, detersivi e chi più ne ha più ne metta.
Stessa attenzione vale per gli animali. Li abbiamo già visti ovunque, in spot della carta igienica, macchine di lusso, viaggi,  ma anche per promuovere aspirapolveri, vacanze, …

Attenzione, non orsetti di peluche o pulcini neri animati come si usava qualche decennio fa e neanche bambolotti o vignette di piccoli esseri umani. Ma cuccioli di animale e di uomo in carne, ossa e – nel caso dei primi – pelo.
Certo, bimbi e animali suscitano tenerezza ed emozioni e vengono ‘pensati’ per fare in modo che questi sentimenti possano traslare direttamente ai prodotti pubblicizzati e quindi utilizzare tutto quello che fa parte del nostro patrimonio genetico che si richiama alla teorica neotenica, che inconsciamente  in noi suscita senso di accudimento, simpatia, desiderio di cura e protezione.
Cani e bambini sono un binomio stupendo, ma che va rispettato nei tempi. nei modi e nei ritmi.
Il cane è diverso da un cucciolo umano e viceversa . Non bisogna commettere l’errore di pensarli come figli, come nipotini, cioè come bambini.
Ciò che unisce tra loro i cuccioli di uomo e di cane è il gioco e la comunicazione diretta semplice e l’investimento affettivo.
La prossima volta che ci troviamo a acquistare qualcosa per il nostro 4 zampe, pensiamo qualche secondo in più se lo stiamo facendo davvero per lui e il suo benessere,  oppure in realtà trasliamo qualche nostro bisogno, su cui casomai poter riflettere e indagare.
L’animale è bello per la sua diversità e “animalità”, non va umanizzato.
Vi saluto con una frase di K. Lorenz: “La fedeltà di un cane è un dono prezioso che impone obblighi morali non meno impegnativi dell’amicizia con una creatura umana”.

di Francesca Mugnai, presidente di Antropozoa