di Francesca Mugnai

Ne avevamo già parlato di recente, anche durante un’intervista al programma della Rai Uno Mattina, ma in tanti si stanno rivolgendo a noi in questi ultimi mesi per affrontare quello che per loro è un grande problema: la fobia dei cani.

Può sembrare un paradosso: avere paura degli animali e affidarsi proprio a loro per superarla. Eppure accade e, se seguita la terapia giusta gestita da professionisti e da cani formati, funziona.
Grazie a percorsi terapeutici in cui il cane diventa protagonista e alleato, alla fine può diventare anche prezioso amico.

Non solo una fobia da bambini

Ma partiamo dall’inizio: come nasce la cinofobia, ossia la paura dei cani? Può avere tante origini: un’esperienza traumatica, un’educazione molto protettiva, l’associazione inconscia del cane al pericolo o semplicemente una mancanza di esposizione positiva durante l’infanzia, magari a causa di un genitore che a sua volta aveva la stessa fobia.
Spesso questo disturbo d’ansia inconscio e non gestibile può condizionare la vita quotidiana: passeggiate limitate, visite evitate ad amici che hanno in casa un cucciolo, ansia al solo abbaiare in lontananza, istinto alla fuga che peggiora solo la situazione.

Come funziona la terapia?

Un percorso terapeutico con i cani parte sempre da una premessa fondamentale: il rispetto dei tempi e dei confini della persona. Nessuno deve essere spinto ad accarezzare, toccare o avvicinarsi a un cane se non si sente pronto. “Tocca il cane, fagli una carezza. Che vuoi che ti faccia…”
Niente di più sbagliato: si rischia di traumatizzare ancora di più una persona, di farla sentire ridicolizzata, di sminuire una fobia che per lui/lei è grande e come tale va rispettata.
Il migliore approccio parte dalla conoscenza: il cane diventa oggetto di conversazione. L’avvicinamento non è da principio fisico: si cerca di capire il vissuto della persona, se ricorda un episodio della sua vita in cui ha avuto un approccio traumatico con un cane, se riconduce a un momento specifico l’inizio della fobia. Poi gli si fa ascoltare dei suoni, l’abbaiare di un cane. Gli si fanno vedere dei cani in video con protagonisti gli animali. Solo successivamente c’è una compresenza, da principio da lontano, osservando quello che fa a debita distanza; si commentano i suoi gesti, si scherza sui suoi movimenti. Pian piano, con rispetto dell’essere umano e dell’animale, si scopre che quel cane, tanto temuto, non è poi così imprevedibile. Ha i suoi tempi, le sue reazioni, le sue routine che si possono imparare, capire, prevedere.

Non tutti i cani sono terapeuti

Non smetteremo mai di ripeterlo: non perché un cane “è tanto buono”, significa che è adatto a fare terapia, né in centri di cura e neanche nella quotidianità. Non basta un animale qualsiasi, per quanto buono e docile sia, a far avvicinare nel modo giusto chi ha paura. È un animale e in quanto tale ha istinti da animale, comportamenti da animale, reazioni da animale. Un cane non formato può spaventarsi della paura dell’uomo, vivere con stress le sue urla (anche piccoli), riconoscere come un pericolo da cui difendersi un movimento improvviso.
Per fare terapia – ripetiamolo ancora una volta – ci vogliono cani formati seguiti da operatori formati, addestrati a lavorare in contesti terapeutici. Nessuna improvvisazione è accettabile. Mai.

Il non giudizio che aiuta

I cani non giudicano. Sentono la paura, ma non la condannano. Non la deridono e non la sminuiscono. Offrono uno spazio relazionale diverso da quello umano: meno verbale, più corporeo, più autentico.
Se avvicinati progressivamente, nella maniera giusta, nel rispetto dei tempi e delle esigenze, la terapia può essere efficace. Non tutti devono diventare cinofili. Ma tutti possono imparare a convivere serenamente con un cane, anche partendo dalla paura.
Magari non porterà ad accogliere un cane in casa, ma a vivere meglio la propria quotidianità in una società in cui la presenza degli animali domestici è sempre maggiore.

I risultati

Nella mia attività, ho visto bambini che urlavano solo a vedere un guinzaglio, finire per addormentarsi con il muso del cane sulle gambe. Ho visto adulti piangere, sciogliendo anni di tensione con la carezza data per la prima volta senza tremare. Ho visto la paura diventare rispetto. E poi affetto e complicità.

Se hai paura dei cani, o conosci qualcuno che ne soffre, ricorda: non sei strano, non sei sbagliato, non sei ridicolo. Esiste un modo per affrontare quella paura, magari proprio con l’aiuto di un muso buffo, due orecchie attente e una coda che scodinzola e invita a trasformare quella fobia in rispetto. Sempre reciproco.

 

 

 

 

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Photo Credits: generated by AI Freepik

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