di Francesca Mugnai

Nel mondo degli interventi assistiti con gli animali, uno spazio sempre più da protagoniste se lo stanno ritagliando le galline.
Lo fanno con passo leggero, senza pretese, come fosse la cosa più naturale del mondo. E in effetti lo è.

L’ho visto accadere più volte: ragazzi con storie difficili, spesso di origine straniera, che hanno perso il sorriso, davanti a una gallina ornamentale tornano a farlo, come se ritrovassero un pezzo di casa. Perché la gallina, a differenza di altri animali, è universale.
Non importa da dove vieni: tutti ne hanno vista una. Nel villaggio, dall’amico dei nonni, nella fattoria locale. È un animale che non spaventa, che mette radici nella memoria.

Perché proprio le galline?

Le galline ornamentali — le più usate in terapia — sono note per essere docili, socievoli, curiose. E anche buffe. Hanno un ritmo semplice, ripetitivo, rassicurante. Ti vengono vicino se dai loro fiducia, mantengono il contatto, a volte si lasciano perfino coccolare.
Sono maestre di calma: non hanno fretta, non giudicano, non chiedono nulla.
E questa loro “normalità” diventa terapeutica.

I benefici per ragazzi con storie complesse

Molti ragazzi portano con sé ferite che non si vedono. Chi arriva da lontano, magari da viaggi in fuga, da famiglie spezzate o da percorsi segnati da traumi spesso vive quella sensazione di “non appartenere” che pesa sulle spalle e sull’anima.

Il contatto semplice, naturale con una gallina porta in maniera spontanea a distendere la tensione. A rilassarsi.

I motivi sono tanti: le galline non chiedono e non giudicano. Il suono del becchettare, l’odore, quel movimento buffo della testa, fa tornare a ricordi da bambini, a ricordi sereni. Dare loro da mangiare, cambiare l’acqua, osservare è una forma di responsabilità gentile, che costruisce fiducia e autostima. Il ritmo lento dell’animale aiuta a regolare il respiro e a calmare il sistema nervoso, riduce l’ansia. Guardare una gallina che gratta la terra, becca, si guarda intorno porta inevitabilmente a fare un commento, a sorridere, anche nel ragazzo che – magari per presa di posizione – fa più il “musone”.

Non solo ragazzi: un potenziale per tutte le età

La pet therapy con le galline è sorprendentemente trasversale.
Aiuta gli anziani, perché riaccende memorie lontane e stimola il movimento; i bambini, che imparano il rispetto e la cura; le persone con disabilità, grazie alla semplicità del contatto e alla prevedibilità dell’animale; pazienti psichiatrici, che trovano nella routine delle galline un’ancora rassicurante.

Le galline poi fanno sorridere.
Hanno qualcosa di innocente, di buffo, di teneramente imperfetto. E sorridere è una pillola di benessere.

I gesti semplici che scaldano il cuore

Nutrirle, raccogliere le uova (e quelle delle galline ornamentali sono colorate e stupiscono), accarezzare le razze più mansuete, camminare insieme nel recinto, osservarle nella loro sempre diversa routine apre la mente.

Lavorare con le galline è anche un gesto simbolico: crea un ponte tra il “qui e ora” e quel passato che abbiamo lasciato alle spalle, il cui ricordo può far male, ma che può e deve essere una risorsa.

Non servono parole. Quando l’animale becca la mano in cerca di cibo, dona dignità, calma, appartenenza. Dona sorrisi.

 

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