di Francesca Mugnai
Negli ultimi anni si parla sempre più spesso di “pet friendly workplace”: aziende che aprono le porte ai cani dei dipendenti, riconoscendo i benefici che la loro presenza può portare. Una carezza tra una mail e l’altra, una coda che scodinzola accanto alla scrivania: piccoli gesti che aiutano a ridurre lo stress, a migliorare l’umore e a favorire relazioni più distese tra colleghi.
Ma è davvero un beneficio per tutti?
Le ricerche confermano che la vicinanza di un animale stimola la produzione di ossitocina, l’ormone della fiducia e del legame affettivo, e riduce i livelli di cortisolo, legato invece alla tensione e alla fatica mentale. In altre parole lavorare accanto al proprio cane può migliorare la concentrazione e persino la produttività, se l’ambiente è organizzato con criterio.
Non solo benefici
Tuttavia non bisogna dimenticare che la presenza di un animale in ufficio può anche rappresentare una fonte di distrazione. Un cane che chiede attenzioni, abbaia, si muove nello spazio o ha bisogno di uscire può facilmente interrompere il flusso di lavoro, soprattutto in ambienti condivisi. Anche chi non è abituato ai cani può sentirsi a disagio, con il rischio di creare tensioni o piccoli incidenti quotidiani. È importante quindi che la scelta sia condivisa, che ci siano regole chiare e che l’animale sia ben educato a gestire la permanenza in uno spazio di lavoro.
Il punto di vista animale
Ma il “pet at work” non è solo un tema di benessere umano. È anche – e soprattutto – una questione di benessere animale. E spesso ci si dimentica di guardare la situazione dal punto di vista del cane.
L’ufficio è davvero un luogo adatto per lui? Non sempre. Rumori improvvisi, persone sconosciute che lo accarezzano senza preavviso, spazi chiusi o troppo affollati, odori forti, routine frammentate: tutto questo può essere fonte di stress, soprattutto per gli animali più sensibili o poco abituati a situazioni nuove.
Se il cane è costretto a restare per molte ore fermo accanto alla scrivania, senza potersi muovere o annusare liberamente, il rischio è che la bella idea di “portarlo con sé” diventi per lui un’esperienza faticosa, persino frustrante.
Ci vuole rispetto
Per questo prima di scegliere di condividere la giornata lavorativa con il proprio compagno a quattro zampe, è importante farsi una domanda semplice ma essenziale: “Il mio cane starà bene in questa situazione?”
Occorre rispettare i suoi tempi, garantirgli pause, spazi adeguati e la possibilità di rilassarsi lontano dal via vai dell’ufficio. E, soprattutto, accettare che non tutti i cani (né tutti i luoghi di lavoro) siano adatti a questo tipo di convivenza.
Portare il cane in ufficio può essere un’esperienza arricchente e bella, ma solo se lo è per entrambi. Il benessere condiviso nasce dall’ascolto reciproco, anche di chi non parla, ma comunica in mille altri modi.