Nuovo contributo di Antropozoa per il sito GenitoriMagazine.it
Stavolta si parla di un tema di grande attualità: gli animali domestici sempre più assimilati ai bambini, vissuti come se avessero le stesse esigenze di un essere umano da portare dal parrucchiere, all’asilo o da agghindare con vestitini all’ultima moda.
Ma il cane ha davvero bisogno di questo tipo di attenzioni?
Date il vostro parere sugli animali vissuti come stra-viziati figli unici

 

 

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Cane: il nostro (straviziato) figlio unico

Cane: il nostro (straviziato) figlio unicoChi di noi adulti da bambino aveva un cane in casa, sapeva che spesso il cucciolo trascorreva gran parte della giornata in attesa dei suoi proprietari di ritorno dal lavoro e da scuola. Poi usciva a fare una bella passeggiata insieme ai suoi amici a due zampe, a volte anche in orario notturno perché di giorno non era possibile. E il weekend veniva atteso da tutti come un momento di gioia da trascorrere insieme all’aria aperta, esseri umani e cani.

Ora c’è il dog sitter, una figura che sostituisce aiuta il referente umano, porta il cucciolo a fare i suoi bisognini e a correre nelle aree attrezzate, e lo accompagna nel trascorrere le giornate.

Non solo: è arrivato anche il cat sitter, che dà il cibo all’amico peloso e lo accudisce in assenza dei loro proprietari.

Un tempo c’erano le toilette per cani e gatti, ‘parrucchieri’ per una pulizia straordinaria e una rasatura. Ora ci sono le boutique di bellezza per cani e gatti che offrono di tutto, dalla messa in piega alla moda al massaggio rilassante con musica yoga di sottofondo.

Un tempo il cane si lasciava a amici e parenti in caso di assenza prolungata. Oggi ci sono i residence per animali: case adatte ad ospitare per brevi o lunghi periodi (spesso a prezzi da hotel 4 stelle) i nostri amici a quattro zampe quando andiamo in vacanza magari all’estero o dove non accettano la loro presenza.

Un tempo bastava il pelo a garantire la giusta temperatura corporea e una pallina per farli divertire. Oggi ci sono i cappotti, spesso firmati e costosissimi. E poi accessori da gioco di tutti i tipi, spesso iper tecnologici, cucce termiche, ciotole extra lusso.

L’ultima moda del momento sono gli asili per cani. Praticamente come la scuola dell’infanzia o i centri gioco dei nostri bambini. Un luogo dove sistemare il cane per un’ora, due ore, per l’intera giornata. Pensano a tutto loro: dal pettinarlo a farlo giocare, dal portarlo a spasso fino ad accompagnarlo dal veterinario se il proprietario non si può assentare dal lavoro, dal fargli fare attività fisica a un’alimentazione da Master Chef.

Che sta succedendo? Come siamo arrivate a queste soluzioni che a volte – lasciatemelo dire – mi sembrano anche un po’ esagerate, per chi come noi lavora e vive sia con gli animali che con i bambini e quindi conosce bene le ansie e la difficile gestione della  quotidianità!

Ne abbiamo parlato qualche tempo fa qui sulle pagine di Genitori Magazine in un articolo su animali e spot pubblicitari: i cuccioli vengono sempre più assimilati ai bambini. Suscitano emozione, tenerezza. Sono trattati come ‘oggetti’ da coccolare, strapazzare, viziare. Vengono riempiti di un “senso umano” e un “senso di adulti” di cui in realtà non hanno bisogno. Perché di senso ne hanno già tanto, sono pieni di sentimenti, di sensibilità, di sensazioni.

Vengono sempre più trattati da figli unici, viziati, ipercoccolati, come se fossero bambini con esigenze umane che in realtà non hanno. Sono forse i proprietari a proiettare le proprie esigenze sui cuccioli. Anzi, in questo rischiano di snaturarli, di farli restare immobilizzati in un ruolo che per loro non è naturale.

Con i bambini hanno molto in comune e per questo amano tanto giocarci, con tutti i vantaggi che questo comporta nella vita della famiglia e nella crescita di nostro figlio. Hanno in comune la spontaneità, la capacità di amare senza condizionamenti, di non vivere la diversità come un limite ma come una ricchezza. Giocano, si divertono, a loro modo ridono, coccolano, riempiono di cure e attenzioni.

Sono simili ai bambini. Ma non sono bambini. Sono animali, a quattro o due zampe con le loro esigenze, i loro limiti, la loro naturalezza, e la loro diversità, per sempre –  per dirla in termini antropologici – portatori di alterità.

Sia chiaro: non ho niente in contrario contro gli asili, i dog sitter, le boutique, i massaggi canini. In certi casi alcuni servizi diventano fondamentali quando la vita della famiglia cambia, si modificano gli orari di lavoro o gli spostamenti, quando varia  la possibilità di prendersi cura da soli dei propri cuccioli.

Ognuno fa le sue scelte e mi complimento con chiunque riesca a fare della passione per gli animali un’attività lavorativa redditizia e rispettosa del cucciolo e delle sue esigenze.

Ma il nostro cane, così come nostro figlio, non ha bisogno di tante cose. Ha bisogno essenzialmente di noi, della nostra presenza, del nostro gioco. Il resto è qualcosa in più che può starci, ma non è fondamentale. Il primo dono, il più grande, che ci viene richiesto è il nostro tempo e una sana e allegra e semplice relazione.

di Francesca Mugnai, presidente di Antropozoa